Fabrizio Dacrema - 26-05-2006
Poteva cominciare meglio: tra "revanche" partitocratrica e "spacchettamento" dei Ministeri la primissima impressione è stata all'insegna del ritorno a vecchie logiche politiche autoreferenziali.
Poi il neo-ministro Fioroni è andato a Barbiana, ha parlato di una scuola che non si rassegna all'esclusione e della scuola pubblica come scuola di tutti e per tutti.
Si riparte da Barbiana
Ottima scelta: Barbiana è il luogo più adatto per tornare a costruire una scuola secondo Costituzione, impegnata a rimuovere gli ostacoli e i condizionamenti negativi del contesto socio-culturale di provenienza.
La discriminazione positiva di Don Milani (dare di più a chi ha di meno) rappresenta, infatti, l'alternativa speculare alla versione Moratti della personalizzazione (dare ai più svantaggiati percorsi formativi inferiori e subalterni).
Messe le cose sul binario giusto dal punto di vista dei principi, ora si tratta di non sbagliare le prime mosse e di darsi una strategia di ampio respiro per riuscire a realizzare quei cambiamenti del sistema scolastico necessari al paese.
Da questo punto di vista il nuovo governo si ritrova di fronte i vecchi problemi strutturali: un paese sottoscolarizzato, una scuola che non promuove la mobilità sociale, forti disparità territoriali negli esiti di apprendimento, percorsi formativi per il lavoro deboli.
Problemi aggravati, ma non creati, dalla politica scolastica della Moratti, che di suo ha impoverito la scuola pubblica e ha cercato di imporre una riforma sbagliata e inattuabile, facendo perdere altri cinque anni al paese.
Subito discontinuità
Le prime mosse del ministro devono allora segnare una forte discontinuità con le scelte del governo precedente a partire dall'immediata sospensione del decreto sul secondo ciclo. Sarebbe inutile e dannoso far partire un modello di scuola secondaria in totale contrasto con l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni contenuto nel programma dell'Unione. L'assetto duale (percorsi liceali statali e percorsi professionali regionali) contenuto nel decreto legislativo 226/05 è del tutto incompatibile con un modello unitario di scuola secondaria che realizzi l'effettiva pari dignità culturale dei diversi percorsi. Senza l'immediata sospensione del decreto, invece, le scuole e le famiglie, già dai primi mesi del nuovo anno scolastico, sarebbero costrette a orientare e scegliere tra i due canali previsti dalla legge 53/03.
Anche nel primo ciclo e nella scuola dell'infanzia occorre rendere immediatamente certo che già dal prossimo settembre le scuole non saranno più tenute ad applicare Indicazioni, tutor e portfolio. Già molti collegi docenti, a fronte delle forzature ministeriali (Indicazioni introdotte al di fuori della procedura legittima e invasione nelle competenze organizzative e didattiche delle scuole per tutor e portfolio), hanno utilizzato legittimamente le prerogative dell'autonomia scolastica per salvaguardare la qualità dell'offerta formativa. Ora si tratta di togliere ogni dubbio e di annunciare che il decreto sul primo ciclo sarà riscritto e, a questo fine, si procederà alla consultazione delle scuole; fermo restando il ripristino della effettiva possibilità di realizzare il tempo pieno e i modelli di qualità della scuola elementare e dell'infanzia (gruppo docente, tempi distesi, contemporaneità).
La nuova norma per il primo ciclo dovrà abolire l'anticipo a domanda delle famiglie, come previsto dal programma dell'Unione, per porre fine al processo di destrutturazione del percorso formativo della scuola dell'infanzia.
Al tempo stesso occorre evitare cadute della già scarsa offerta formativa di sevizi educativi per i bambini inferiori ai tre anni attraverso progetti di scuole ed enti locali che pongano le condizioni strutturali e professionali per l'apertura delle scuole dell'infanzia ai bambini tra i due e i tre anni (vedi esperienza emiliana delle sezioni primavera).
Poi il neo-ministro Fioroni è andato a Barbiana, ha parlato di una scuola che non si rassegna all'esclusione e della scuola pubblica come scuola di tutti e per tutti.
Si riparte da Barbiana
Ottima scelta: Barbiana è il luogo più adatto per tornare a costruire una scuola secondo Costituzione, impegnata a rimuovere gli ostacoli e i condizionamenti negativi del contesto socio-culturale di provenienza.
La discriminazione positiva di Don Milani (dare di più a chi ha di meno) rappresenta, infatti, l'alternativa speculare alla versione Moratti della personalizzazione (dare ai più svantaggiati percorsi formativi inferiori e subalterni).
Messe le cose sul binario giusto dal punto di vista dei principi, ora si tratta di non sbagliare le prime mosse e di darsi una strategia di ampio respiro per riuscire a realizzare quei cambiamenti del sistema scolastico necessari al paese.
Da questo punto di vista il nuovo governo si ritrova di fronte i vecchi problemi strutturali: un paese sottoscolarizzato, una scuola che non promuove la mobilità sociale, forti disparità territoriali negli esiti di apprendimento, percorsi formativi per il lavoro deboli.
Problemi aggravati, ma non creati, dalla politica scolastica della Moratti, che di suo ha impoverito la scuola pubblica e ha cercato di imporre una riforma sbagliata e inattuabile, facendo perdere altri cinque anni al paese.
Subito discontinuità
Le prime mosse del ministro devono allora segnare una forte discontinuità con le scelte del governo precedente a partire dall'immediata sospensione del decreto sul secondo ciclo. Sarebbe inutile e dannoso far partire un modello di scuola secondaria in totale contrasto con l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni contenuto nel programma dell'Unione. L'assetto duale (percorsi liceali statali e percorsi professionali regionali) contenuto nel decreto legislativo 226/05 è del tutto incompatibile con un modello unitario di scuola secondaria che realizzi l'effettiva pari dignità culturale dei diversi percorsi. Senza l'immediata sospensione del decreto, invece, le scuole e le famiglie, già dai primi mesi del nuovo anno scolastico, sarebbero costrette a orientare e scegliere tra i due canali previsti dalla legge 53/03.
Anche nel primo ciclo e nella scuola dell'infanzia occorre rendere immediatamente certo che già dal prossimo settembre le scuole non saranno più tenute ad applicare Indicazioni, tutor e portfolio. Già molti collegi docenti, a fronte delle forzature ministeriali (Indicazioni introdotte al di fuori della procedura legittima e invasione nelle competenze organizzative e didattiche delle scuole per tutor e portfolio), hanno utilizzato legittimamente le prerogative dell'autonomia scolastica per salvaguardare la qualità dell'offerta formativa. Ora si tratta di togliere ogni dubbio e di annunciare che il decreto sul primo ciclo sarà riscritto e, a questo fine, si procederà alla consultazione delle scuole; fermo restando il ripristino della effettiva possibilità di realizzare il tempo pieno e i modelli di qualità della scuola elementare e dell'infanzia (gruppo docente, tempi distesi, contemporaneità).
La nuova norma per il primo ciclo dovrà abolire l'anticipo a domanda delle famiglie, come previsto dal programma dell'Unione, per porre fine al processo di destrutturazione del percorso formativo della scuola dell'infanzia.
Al tempo stesso occorre evitare cadute della già scarsa offerta formativa di sevizi educativi per i bambini inferiori ai tre anni attraverso progetti di scuole ed enti locali che pongano le condizioni strutturali e professionali per l'apertura delle scuole dell'infanzia ai bambini tra i due e i tre anni (vedi esperienza emiliana delle sezioni primavera).